lunedì 23 dicembre 2013
lunedì 9 dicembre 2013
Una consultazione rivolta a
tutta la Chiesa sui temi più delicati e attuali. In preparazione del Sinodo
sulla famiglia che si terrà fra poco meno di un anno, ad Assisi dal 5 al 19
ottobre, Papa Francesco ha deciso di ascoltare tutte le voci, a cominciare da
quelle dei fedeli.
Questa sarà la prima parte di
un processo che porterà ad un altro Sinodo, già fissato per il 2015, anche
questa, una novità del pontificato di Papa Bergoglio. Ossia un questionario sul
tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”.
Ci saranno 38 domande che
riguardano i temi più diversi: dalle unioni gay e alla possibilità di adozione,
alle questioni che riguardano le persone divorziate e anche quelle risposate,
in modo particolare per quanto riguarda la possibilità di accostarsi ai
sacramenti. Sempre più sentito anche il tema delle coppie di fatto, ossia di
coloro che, pur potendolo fare, decidono di non sposarsi
II - Questionario
Le seguenti domande
permettono alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione
del Sinodo Straordinario, che ha lo scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide
pastorali di oggi circa la famiglia.
1 - Sulla diffusione della Sacra Scrittura e
del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia
a) Qual è
la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et Spes”, della “Familiaris Consortio” e di altri documenti del Magistero
postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i
nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della
Chiesa?
b) Dove l’insegnamento
della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano difficoltà
nel metterlo in pratica? Quali?
c) Come
l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali
a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla
famiglia?
d) In quale misura – e
in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto,
accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i
fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della
Chiesa sulla famiglia?
2 - Sul matrimonio secondo la legge naturale
a) Quale posto occupa il
concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale,
educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni dell’antropologia
sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia?
b) Il concetto di legge
naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato
in quanto tale da parte dei battezzati in generale?
c) Come viene
contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo
e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e
approfondita negli organismi civili ed ecclesiali?
d) Se richiedono la
celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino non
credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?
3 - La pastorale della famiglia nel contesto
dell’evangelizzazione
a) Quali sono le
esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio?
Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e
della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come “Chiesa
domestica”?
b) Si è riusciti a
proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla
complessità della vita e della cultura attuale?
c) Nell’attuale
situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo
realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede?
d) In che modo le Chiese
locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi
esemplari?
e) Qual è l’apporto
specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione
di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile
oggi?
f) Quale attenzione
pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in
formazione e delle coppie in crisi?
4 - Sulla pastorale per far fronte ad alcune
situazioni matrimoniali difficili
a) La convivenza ad
experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In
quale percentuale si potrebbe stimare numericamente?
b) Esistono unioni
libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati
statistici affidabili?
c) I separati e i
divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa
particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa
fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti?
d) In tutti questi casi:
come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli? Manifestano
semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza
l’impossibilità di ricevere i sacramenti?
e) Quali sono le
richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a
proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra le
persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti?
f) Lo snellimento della
prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del
vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla
soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme?
g) Esiste una pastorale
per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale?
Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene
annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come
viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?
5 - Sulle unioni di persone della stesso sesso
a) Esiste nel vostro
paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso
sesso equiparate in qualche modo al matrimonio?
b) Quale è l’atteggiamento
delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di
unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone
coinvolte in questo tipo di unione?
c) Quale attenzione
pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di
vivere secondo questo tipo di unioni?
d) Nel caso di unioni di
persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi
pastoralmente in vista della trasmissione della fede?
6 - Sull’educazione dei figli in seno alle
situazioni di matrimoni irregolari
a) Qual è in questi casi
la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e
cresciuti in famiglie regolarmente costituite?
b) Con quale
atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i
sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione?
c) Come le Chiese
particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi bambini di
offrire un’educazione cristiana ai propri figli?
d) Come si svolge la
pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del
sacramento e l’accompagnamento?
7 - Sull’apertura degli sposi alla vita
a) Qual è
la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Quale
coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione
delle nascite? Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal
punto di vista pastorale?
b) È accettata tale
dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono
difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie?
c) Quali
metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare
i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?
d) Qual è l’esperienza
riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e nella
partecipazione all’eucaristia?
e) Quali contrasti si
evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo?
f) Come promuovere una
mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle
nascite?
8 - Sul rapporto tra la famiglia e persona
a) Gesù Cristo rivela il
mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia è un luogo privilegiato perché
questo avvenga?
b) Quali situazioni
critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo
all’incontro della persona con Cristo?
c) In quale misura le
crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita
familiare?
9 - Altre sfide e proposte
Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in
questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?
domenica 24 novembre 2013
23 Novembre 2013 incontro informale
La nostra
associazione ha accolto l’invito dell’ AFI di Avola, partecipando insieme al gruppo di Augusta ad un incontro con
Roberto Bolzonaro, vice presidente del forum delle famiglie e vice
presidente dell'AFI.
La riunione si
è tenuta sabato 23 Novembre alle ore 19:00 nei locali comunali adiacenti alla Scuola
Primaria di “Largo Sicilia “.
Dopo il
proficuo scambio di esperienze, Roberto Bolzonaro ha sottolineato l’importanza di formare una
rete tra le varie associazioni ed i loro componenti al fine di fa valer e i
diritti delle famiglie nelle sedi di contrattazione con le istituzioni.
sabato 16 novembre 2013
LA
SICILIA
GIOVEDÌ
14 NOVEMBRE 2013
NOTO
Incontro
sul ruolo della famiglia
o.
g.) Si svolgerà domani pomeriggio
alle
19,30 nel salone della Cattedrale
(ingresso
da via Cavour), l’incontro
organizzato
dall’associazione
«Famiglie
Maria di Nazareth» con gli
operatori
dei gruppi-famiglia
parrocchiali
della città. L’incontro
sarà
focalizzato sui problemi familiari
riscontrati
nelle varie parrocchie, in
un
momento storico delicato nel
quale
proprio le famiglie hanno un
ruolo
di primo piano nell’affrontare
situazioni
di disagio economico,
sociale
venerdì 12 luglio 2013
Registro delle Associazioni
E' stato istituito il registro comunale delle Associazioni.
http://www.comune.noto.sr.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2242:iscrizione-nel-registro-comunale-delle-associazioni&catid=34:attualita
http://www.comune.noto.sr.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2242:iscrizione-nel-registro-comunale-delle-associazioni&catid=34:attualita
mercoledì 26 giugno 2013
venerdì 31 maggio 2013
Dal sito www.siciliascacchi.it
Pubblicato il 31.05.2013 ore 08:20 sul sito del comitato regionale degli scacchi www.siciliascacchi.it
Altre Notizie
Interessante iniziativa dell'associazione Scacchistica Noto contro il fenomeno della ludopatia.
Si è svolto domenica 26 maggio a Noto, presso la sede della locale Associazione Famiglie "Maria di Nazareth" onlus, un torneo di scacchi per "famiglie". Il torneo rientrava nella serie di iniziative promosse dall'Associazione in occasione della Giornata internazionale della famiglia, (15 maggio) e faceva seguito all'interessante forum cittadino sul tema "Il gioco d'azzardo patologico".
Il torneo, organizzato in collaborazione con la locale ASD Scacchistica Noto, aveva lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica su come sia possibile vedere genitori e figli accomunati da una "sana" passione per il gioco, visto nei suoi aspetti migliori. Le famiglie invitate all'evento, tutte accomunate dalla passione per il gioco degli scacchi, hanno risposto positivamente all'invito, confrontandosi, sulla scacchiera:un confronto dove la differenza di età, di sesso, di estrazione sociale, non contano assolutamente nulla. Infatti, l'assoluta mancanza di eventi puramente aleatori, (negli scacchi non esiste l'elemento "fortuna", tipico di quasi tutti gli altri giochi), permette un confronto alla pari, anche in presenza di una differenza generazionale come quella che esiste tra padri e figli.
Per quanto riguarda l'aspetto puramente tecnico/ludico, bisogna dire che la famiglia Trapani, capitanati dalla brava Giulia, (12 anni), con in seconda scacchiera il piccolo Luca (7 anni) e in terza scacchiera papà Gioacchino, si sono mostrati agguerritissimi. Alla fine hanno preceduto, solo per mezzo punto i Cusi che schieravano l'intera famiglia, papà, mamma, Claudia, (13 anni), e Alessio, (12 anni). Terzi classificati i Bellomo, (papà Luciano, Sebastiano e Paolo), quarti i Masini, (papà Pierluigi, Robertina, Luciano e Samantha). Il torneo si è svolto con girone all'italiana, su tre scacchiere.
Il Presidente dell'Associazione famiglie, ins. Corrada Ricciardi, è rimasta vivamente impressionata dell'affiatamento e dello spirito di gruppo che ha animato le famiglie presenti, e ha più volte ringraziato le quattro famiglie per aver aderito all'iniziativa.
Anche il Sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, ha avuto parole di encomio per l'iniziativa.
autore: Riccardo
Giornata internazionale della famiglia. Gli Scacchi contro il gioco d'azzardo
Interessante iniziativa dell'associazione Scacchistica Noto contro il fenomeno della ludopatia.
Si è svolto domenica 26 maggio a Noto, presso la sede della locale Associazione Famiglie "Maria di Nazareth" onlus, un torneo di scacchi per "famiglie". Il torneo rientrava nella serie di iniziative promosse dall'Associazione in occasione della Giornata internazionale della famiglia, (15 maggio) e faceva seguito all'interessante forum cittadino sul tema "Il gioco d'azzardo patologico".
Il torneo, organizzato in collaborazione con la locale ASD Scacchistica Noto, aveva lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica su come sia possibile vedere genitori e figli accomunati da una "sana" passione per il gioco, visto nei suoi aspetti migliori. Le famiglie invitate all'evento, tutte accomunate dalla passione per il gioco degli scacchi, hanno risposto positivamente all'invito, confrontandosi, sulla scacchiera:un confronto dove la differenza di età, di sesso, di estrazione sociale, non contano assolutamente nulla. Infatti, l'assoluta mancanza di eventi puramente aleatori, (negli scacchi non esiste l'elemento "fortuna", tipico di quasi tutti gli altri giochi), permette un confronto alla pari, anche in presenza di una differenza generazionale come quella che esiste tra padri e figli.
Per quanto riguarda l'aspetto puramente tecnico/ludico, bisogna dire che la famiglia Trapani, capitanati dalla brava Giulia, (12 anni), con in seconda scacchiera il piccolo Luca (7 anni) e in terza scacchiera papà Gioacchino, si sono mostrati agguerritissimi. Alla fine hanno preceduto, solo per mezzo punto i Cusi che schieravano l'intera famiglia, papà, mamma, Claudia, (13 anni), e Alessio, (12 anni). Terzi classificati i Bellomo, (papà Luciano, Sebastiano e Paolo), quarti i Masini, (papà Pierluigi, Robertina, Luciano e Samantha). Il torneo si è svolto con girone all'italiana, su tre scacchiere.
Il Presidente dell'Associazione famiglie, ins. Corrada Ricciardi, è rimasta vivamente impressionata dell'affiatamento e dello spirito di gruppo che ha animato le famiglie presenti, e ha più volte ringraziato le quattro famiglie per aver aderito all'iniziativa.
Anche il Sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, ha avuto parole di encomio per l'iniziativa.
autore: Riccardo
martedì 28 maggio 2013
The Economst
Non c'è bisogno di traduzioni...
http://www.economist.com/blogs/graphicdetail/2013/05/daily-chart-16
L'Economist ha appena pubblicato un'infografica relativa alle più grandi "lotterie" al mondo. Fa abbastanza impressione notare che in prima posizione c'è una nostra, netta affermazione: l'italiana Lottomatica si divora cinesi, francesi e spagnoli. L'ennesima conferma della nostra passione per l'azzardo: primi in Europa, terzi al mondo, con una spesa annua che si aggira sui 90 miliardi di euro. Sedici volte il fatturato di Las Vegas.
http://www.economist.com/blogs/graphicdetail/2013/05/daily-chart-16
L'Economist ha appena pubblicato un'infografica relativa alle più grandi "lotterie" al mondo. Fa abbastanza impressione notare che in prima posizione c'è una nostra, netta affermazione: l'italiana Lottomatica si divora cinesi, francesi e spagnoli. L'ennesima conferma della nostra passione per l'azzardo: primi in Europa, terzi al mondo, con una spesa annua che si aggira sui 90 miliardi di euro. Sedici volte il fatturato di Las Vegas.
lunedì 27 maggio 2013
venerdì 24 maggio 2013
martedì 21 maggio 2013
giovedì 16 maggio 2013
mercoledì 15 maggio 2013
venerdì 10 maggio 2013
Dal sito www.vita.it
Welfare familiare: il ruolo dei migranti
di Antonietta Nembri
Indagine promossa da UniCredit Foundation e Agenzia Tu UniCredit sugli assistenti familiari stranieri: destinati a crescere, ma con una formazione professionale da incentivare. Ancora scarsa la conoscenza di diritti e doveri
21
54
1
Rappresentano la categoria più numerosa tra i lavoratori immigrati. Si tratta delle
collaboratrici e dei collaboratori familiari e su di loro e sul loro
contributo al welfare familiare è stata realizzata una ricerca, promossa
da UniCredit Foundation e Agenzia Tu Unicredit.
Alla presentazione, oggi a Roma, hanno partecipato Maurizio Carrara,
presidente di UniCredit Foundation e Cristina Proci, Responsabile
Commerciale di Agenzia Tu UniCredit. A illustrare la ricerca Renato
Marinaro della Caritas Italiana.
Alla tavola rotonda hanno preso parte Franco Pittau, del Centro Studi e
Ricerche Idos, Tetyana Kuzik, consigliere comunale aggiunto per
l’Europa dell’Est di Roma Capitale, Raffaella Maioni, della Segreteria
Nazionale Acli Colf. Le conclusioni sono state affidata a Roberto Nicastro, direttore generale UniCredit.
In base agli ultimi dati Inps i lavoratori stranieri censiti che si occupano, in forme diverse, di assistenza familiare sono oltre 750mila. Un numero di sicuro inferiore a quello effettivo, anche a caua della presenza di persone senza un contratto di lavoro regolare che svolgono attività di collaborazione domestica.
Obiettivo dell’indagine (in allegato un documento di sintesi) era quello di conoscere questi immigrati, che cosa fanno, come vengono trattati, come considerano gli italiani e quali rapporti hanno con i Paesi d’origine. La ricerca, ideata e coordinata da UniCredit Foundation è stata condotta da Franco Pittau e Renato Marinaro, che si sono avvalsi del team dei ricercatori del Centro Studi e Ricerche Idos, potenziato in questa occasione da Nadia Vacaru, dell’Università Cuza di Iasi in Romania.
Alcuni dati
La maggioranza degli assistenti famigliari risiede nelle regioni del Nord e del Centro Italia è qui si è svolta la ricerca. 606 le persone intervistate e individuate tra quanti hanno rapporti in corso con le banche e in particolare con l’Agenzia Tu Unicredit (rete di filiali UniCredit dedicata ai cittadini stranieri residenti in Italia)
«Il costante invecchiamento della nostra società implica un inevitabile aumento del numero di persone anziane da accudire. La constatazione che le professioni che ruotano attorno all’assistenza familiare vengono svolte in misura così rilevante da cittadini stranieri conduce a considerare l’apporto degli immigrati che lavorano in tale ambito come un tassello fondamentale del nostro impianto sociale e della sua coesione» osserva Roberto Nicastro, Dg di UniCredit. «La rete di filiali Agenzia Tu UniCredit sono la dimostrazione del nostro impegno affinché l’integrazione non rimanga un intento, ma si trasformi da concetto astratto in realtà concreta».
Per quanto riguarda i Paesi di provenienza delle 606 persone che hanno compilato il questionario in ordine di importanza numerica si tratta di: Romania, Ucraina, Moldova, Filippine, Ecuador, Sri Lanka, Perù, e a seguire Georgia, Polonia, Bulgaria, Albania, Argentina, Bangladesh, Brasile, Egitto, Haiti, India, Lettonia, Lituania, Marocco, Messico, Panama, Repubblica Dominicana e Venezuela.
Il questionario chiedeva, oltre ai dati anagrafici, di rispondere a domande sullo stato familiare, sul grado di istruzione, sul tempo di permanenza in Italia, sul tipo di contratto e sul tempo di lavoro, sulle prestazioni effettuate e la tipologia delle persone assistite, sul grado di soddisfazione nel rapporto con gli assistiti, sulle capacità di risparmio e sulla sua destinazione
La tipologia delle persone da assistere vede in prima posizione gli anziani (53,1%; in più della metà dei casi si tratta di un anziano solo). Inoltre in un terzo dei casi (36,5%) l’assistenza viene prestata alle famiglie, dove quasi sempre vi sono dei figli e, in un terzo dei casi, degli anziani a carico.
La grande maggioranza degli intervistati lavora tra le 20 e le 40 ore a settimana (55,6%), una quota consistente (26,2%) lavora tra le 41 e le 60 ore e addirittura non mancano i casi di oltre 60 ore di lavoro (4,0%), come vi è anche chi lavora meno di 20 ore (6,4%).
Le mansioni affidate riguardano principalmente la cura delle persone (per il 66,5% degli intervistati) e la cura della casa (per il 63,2%), ma non è di poco conto il lavoro svolto in cucina (33,3%), mentre è meno ricorrente il compito di fare la spesa (7,1%).
Il livello di istruzione degli intervistati risulta mediamente elevato, con il 26,7% che ha conseguito il diploma e il 18,0% che ha frequentato l’università. Meno soddisfacente è la formazione specifica ricevuta per la cura delle persone (73,3% risposte negative e 24,7% risposte positive), un tema che inizia ad essere seriamente dibattuto da esponenti sia del Terzo settore, sia delle istituzioni.
Va segnalato che solo una quota minoritaria sente la necessità di una formazione specifica (36,0%, contro il 59,4% di risposte negative). «L’assenza di formazione specifica e la carenza di precise qualifiche professionali, pur a fronte di un livello di istruzione piuttosto alto, di chi per lavoro si dedica alla cura della persona e della casa rappresentano un punto critico, nell’interesse sia del lavoratore, sia della famiglia-datore di lavoro, ma anche dello Stato, delle Regioni e, soprattutto, dei Comuni», sottolinea Franco Pittau. «Una migliore qualità del “welfare familiare” migliora la qualità della vita delle comunità, ma può anche aiutare a contenere i costi pubblici sia per le cure, sia per l’assistenza, in particolare delle persone anziane».
È stato, infatti, ipotizzato che, se non ci fossero le badanti, lo Stato dovrebbe investire 45 miliardi per assicurare un servizio analogo (Romina Spina, “Le immigrate invisibili che tengono insieme l’Italia”, traduzione dall’originale “Wie unsichtbare Migrantinnen italian zusammenhalten” nel Neue Zürcher Zeitung del 29.12.2009).
L’organizzazione “Badandum” del Pio Albergo Trivulzio di Milano ha stimato che nel 2010 le badanti siano costate alle famiglie 9 miliardi di euro (appena un miliardo in meno della spesa sostenuta dallo Stato per l’indennità di accompagnamento), consentendo così un notevole risparmio alle strutture pubbliche, e il Rapporto Inrca (Istituto Nazionale Ricovero e Cura Anziani) concorda con questa stima, pari allo 0,59% del Pil.
In tema di diritti e doveri si segnala, inoltre, che il 33,6% non fruisce pienamente dei giorni di riposo settimanali previsti dal contratto collettivo nazionale, il 56,5% non presenta la dichiarazione dei redditi (benché obbligatoria per i redditi da lavoro dipendente superiori a 8.000 euro). Il 61% trova lavoro attraverso il passaparola tra connazionali.
Tra i dati dell’indagine si segnala la capacità di risparmio degli intervistati, in grado di accantonare anche fino a 250 euro al mese; il denaro guadagnato viene poi in parte spedito, nella maggioranza dei casi, ai familiari nei Paesi d’origine (il 33,6% attraverso canali informali con il rischio del mancato recapito). Anche perché tra gli intervistati, di tutte le età, prevale il desiderio di rimpatriare (complessivamente il 78,0%, fino ad arrivare all’85,0% tra gli ultracinquantenni). Un’aspettativa peraltro confermata dalla bassa propensione per l’acquisto di una casa, tranne che per la fascia di intervistati con un’età compresa tra i 20 e 30 anni.
Ultimo elemento da evidenziare è che il 62,4% riceve la retribuzione in contanti dove, in presenza di redditi mensili netti superiori ai 1.000 euro, è da osservare che la famiglia viola la normativa che vieta il trasferimento di contante tra privati sopra tale soglia, incorrendo nel potenziale rischio di una sanzione pecuniaria di almeno 3.000 euro.
In base agli ultimi dati Inps i lavoratori stranieri censiti che si occupano, in forme diverse, di assistenza familiare sono oltre 750mila. Un numero di sicuro inferiore a quello effettivo, anche a caua della presenza di persone senza un contratto di lavoro regolare che svolgono attività di collaborazione domestica.
Obiettivo dell’indagine (in allegato un documento di sintesi) era quello di conoscere questi immigrati, che cosa fanno, come vengono trattati, come considerano gli italiani e quali rapporti hanno con i Paesi d’origine. La ricerca, ideata e coordinata da UniCredit Foundation è stata condotta da Franco Pittau e Renato Marinaro, che si sono avvalsi del team dei ricercatori del Centro Studi e Ricerche Idos, potenziato in questa occasione da Nadia Vacaru, dell’Università Cuza di Iasi in Romania.
Alcuni dati
La maggioranza degli assistenti famigliari risiede nelle regioni del Nord e del Centro Italia è qui si è svolta la ricerca. 606 le persone intervistate e individuate tra quanti hanno rapporti in corso con le banche e in particolare con l’Agenzia Tu Unicredit (rete di filiali UniCredit dedicata ai cittadini stranieri residenti in Italia)
«Il costante invecchiamento della nostra società implica un inevitabile aumento del numero di persone anziane da accudire. La constatazione che le professioni che ruotano attorno all’assistenza familiare vengono svolte in misura così rilevante da cittadini stranieri conduce a considerare l’apporto degli immigrati che lavorano in tale ambito come un tassello fondamentale del nostro impianto sociale e della sua coesione» osserva Roberto Nicastro, Dg di UniCredit. «La rete di filiali Agenzia Tu UniCredit sono la dimostrazione del nostro impegno affinché l’integrazione non rimanga un intento, ma si trasformi da concetto astratto in realtà concreta».
Per quanto riguarda i Paesi di provenienza delle 606 persone che hanno compilato il questionario in ordine di importanza numerica si tratta di: Romania, Ucraina, Moldova, Filippine, Ecuador, Sri Lanka, Perù, e a seguire Georgia, Polonia, Bulgaria, Albania, Argentina, Bangladesh, Brasile, Egitto, Haiti, India, Lettonia, Lituania, Marocco, Messico, Panama, Repubblica Dominicana e Venezuela.
Il questionario chiedeva, oltre ai dati anagrafici, di rispondere a domande sullo stato familiare, sul grado di istruzione, sul tempo di permanenza in Italia, sul tipo di contratto e sul tempo di lavoro, sulle prestazioni effettuate e la tipologia delle persone assistite, sul grado di soddisfazione nel rapporto con gli assistiti, sulle capacità di risparmio e sulla sua destinazione
La tipologia delle persone da assistere vede in prima posizione gli anziani (53,1%; in più della metà dei casi si tratta di un anziano solo). Inoltre in un terzo dei casi (36,5%) l’assistenza viene prestata alle famiglie, dove quasi sempre vi sono dei figli e, in un terzo dei casi, degli anziani a carico.
La grande maggioranza degli intervistati lavora tra le 20 e le 40 ore a settimana (55,6%), una quota consistente (26,2%) lavora tra le 41 e le 60 ore e addirittura non mancano i casi di oltre 60 ore di lavoro (4,0%), come vi è anche chi lavora meno di 20 ore (6,4%).
Le mansioni affidate riguardano principalmente la cura delle persone (per il 66,5% degli intervistati) e la cura della casa (per il 63,2%), ma non è di poco conto il lavoro svolto in cucina (33,3%), mentre è meno ricorrente il compito di fare la spesa (7,1%).
Il livello di istruzione degli intervistati risulta mediamente elevato, con il 26,7% che ha conseguito il diploma e il 18,0% che ha frequentato l’università. Meno soddisfacente è la formazione specifica ricevuta per la cura delle persone (73,3% risposte negative e 24,7% risposte positive), un tema che inizia ad essere seriamente dibattuto da esponenti sia del Terzo settore, sia delle istituzioni.
Va segnalato che solo una quota minoritaria sente la necessità di una formazione specifica (36,0%, contro il 59,4% di risposte negative). «L’assenza di formazione specifica e la carenza di precise qualifiche professionali, pur a fronte di un livello di istruzione piuttosto alto, di chi per lavoro si dedica alla cura della persona e della casa rappresentano un punto critico, nell’interesse sia del lavoratore, sia della famiglia-datore di lavoro, ma anche dello Stato, delle Regioni e, soprattutto, dei Comuni», sottolinea Franco Pittau. «Una migliore qualità del “welfare familiare” migliora la qualità della vita delle comunità, ma può anche aiutare a contenere i costi pubblici sia per le cure, sia per l’assistenza, in particolare delle persone anziane».
È stato, infatti, ipotizzato che, se non ci fossero le badanti, lo Stato dovrebbe investire 45 miliardi per assicurare un servizio analogo (Romina Spina, “Le immigrate invisibili che tengono insieme l’Italia”, traduzione dall’originale “Wie unsichtbare Migrantinnen italian zusammenhalten” nel Neue Zürcher Zeitung del 29.12.2009).
L’organizzazione “Badandum” del Pio Albergo Trivulzio di Milano ha stimato che nel 2010 le badanti siano costate alle famiglie 9 miliardi di euro (appena un miliardo in meno della spesa sostenuta dallo Stato per l’indennità di accompagnamento), consentendo così un notevole risparmio alle strutture pubbliche, e il Rapporto Inrca (Istituto Nazionale Ricovero e Cura Anziani) concorda con questa stima, pari allo 0,59% del Pil.
In tema di diritti e doveri si segnala, inoltre, che il 33,6% non fruisce pienamente dei giorni di riposo settimanali previsti dal contratto collettivo nazionale, il 56,5% non presenta la dichiarazione dei redditi (benché obbligatoria per i redditi da lavoro dipendente superiori a 8.000 euro). Il 61% trova lavoro attraverso il passaparola tra connazionali.
Tra i dati dell’indagine si segnala la capacità di risparmio degli intervistati, in grado di accantonare anche fino a 250 euro al mese; il denaro guadagnato viene poi in parte spedito, nella maggioranza dei casi, ai familiari nei Paesi d’origine (il 33,6% attraverso canali informali con il rischio del mancato recapito). Anche perché tra gli intervistati, di tutte le età, prevale il desiderio di rimpatriare (complessivamente il 78,0%, fino ad arrivare all’85,0% tra gli ultracinquantenni). Un’aspettativa peraltro confermata dalla bassa propensione per l’acquisto di una casa, tranne che per la fascia di intervistati con un’età compresa tra i 20 e 30 anni.
Ultimo elemento da evidenziare è che il 62,4% riceve la retribuzione in contanti dove, in presenza di redditi mensili netti superiori ai 1.000 euro, è da osservare che la famiglia viola la normativa che vieta il trasferimento di contante tra privati sopra tale soglia, incorrendo nel potenziale rischio di una sanzione pecuniaria di almeno 3.000 euro.
Dal sito: www.vita.it
Gioco d’azzardo
Pavia si ribella alle slot machine
di Lorenzo Maria Alvaro
Due cortei, il 10 e il 18 maggio, animeranno le vie della città. Simone Feder della Casa del Giovane, spiega in cosa consistono le due manifestazioni. «Vogliamo dei passi avanti da Roma. Serve una legge che vieti la pubblicità off-line e online»
20
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3
Sarà un maggio caldo per Pavia. La capitale italiana delle slot
e quindi anche della guerra contro le macchinette continua la sua
battaglia. E in un mese, il 10 e il 18, vedrà snodarsi per le sue strade
due diverse manifestazioni. Entrambe con un obbiettivo:
protestare contro l'immobilismo del Governo sui temi della ludopatie e
sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi del gioco d'azzardo. Simone Feder, della Casa del Giovane di Pavia, ci spiega in cosa consiste questa mobilitazione.
Simone Feder
Daremo vita ad un corteo, indetto dal Tavolo Permanente Prevenzione Dipendenze, che si chiamerà “In Cammino per l'EducAZIONE”. Al Tavolo e quindi al corteo partecipano in tanti. Ci saranno tra gli altri la Diocesi, le scuole, La Casa del Giovane, il Comune, l'Università, il Provveditorato, la Croce Rossa e tanti altri. Sarà una vera e propria mobilitazione del territorio. Sarà concretamente una camminata per le vie storiche di Pavia che parte da Piazza della Vittoria, in centro, fino al Castello Visconteo.
Perchè avete deciso per questa "passeggiata”?
Per fare qualcosa di dinamico. Vogliamo scuotere la gente. Rendere visibile una battaglia che sosteniamo con tanti sforzi. Il tema centrale del corteo sarà l'azzardo, che a Pavia colpisce sempre di più. Qui il 6% dei giovani gioca d'azzardo online. Una percentuale molto alta.
Anche il 18 andrà in scena una manifestazione contro il gioco?
Si, tutto questo serve a preparare proprio la manifestazione no slot del 18 maggio. Un corteo che partirà alle 9.30 da piazza della Stazione. Sono invitati tutti. Ma lì non ci rivolgeremo ai cittadini ma alla politica. Anche perchè ci siamo accorti che la gente si sta muovendo. Risponde.
Un esempio sono gli esercenti?
Si in molti stanno rispondendo alla campagna per gli "Esercizi Commerciali Etici”. Solo su SenzaSlot.it si sono già registrati 1200 locali.
Ma anche la politica sembra aver recepito il messaggio. La Liguria ha già varato nuove leggi ad hoc e Maroni in Lombardia si sta muovendo...
È vero che qualcosa si sta muovendo. Maroni ci ha ricevuti e ascoltati e questo ci fa molto piacere anche perchè è sembrato deciso nel prendere iniziative. Queste esperienze locali sono molto importanti, importante un quadro legislativo regionale, ma ancora non basta. Bisogna spingere a livello centrale. È un tema troppo grande e delicato perchè le risposte siano esclusivamente territoriali. Serve un passo avanti del Governo. È per questo che manifestiamo. Serve una legge che vieti ogni forma di pubblicità come per gli alcolici e le sigarette sia off line che online e che porti a termine l'inserimento nei L.E.A delle ludopatie, evidenziando la necessità di un'attenzione alla cura differente da quella attualmente in vigore in Italia per il trattamento delle dipendenze da sostanza riconoscendo e favorendo le attività del privato sociale, delle onlus e dei gruppi di mutuo aiuto che lavorano in questo settore.
giovedì 9 maggio 2013
lunedì 6 maggio 2013
Giornata Internazionale della Famiglia
Comunicato inviato al Sindaco in occasione della Giornata Internazionale della Famiglia.
La
Giornata Internazionale della famiglia si celebra ogni anno il 15
maggio. E' stata proclamata dall’Assembla Generale delle Nazioni
Unite (A/RES/47/237) nel 1993 e riflette l’importanza che la
comunità internazionale attribuisce alla famiglia. Essa offre
l’opportunità di promuovere la consapevolezza delle problematiche
relative alla famiglia, aumentando la conoscienza dei processi
sociali, economici, e demografici che colpiscono le famiglie.
La
Giornata potrebbe diventare un’opportunità per tutti i paesi di
dimostrare il loro sostegno alle famiglie. I governi, le
organizzazini non governative, i Comuni, le scuole e i singoli
individui sono invitati a celebrare tale ricorrenza per promuovere
una migliore comprensione delle funzioni, dei problemi, e dei bisogni
legati alla famiglia.
Ciò
premesso, abbiamo ancora vivo il ricordo degli impegni programmatici
che Lei, assieme agli altri Candidati a Sindaco del Comune di Noto,
prese di fronte ad una folta platea di intervenuti nel 2011.
L'Associazione
Famiglie “Maria di Nazareth”, che ha avuto il privilegio di
averla come socio onorario, ritiene opportuno stimolare
ulteriormente la sua sensibilità sui problemi della famiglia a
Noto.
In
linea con le proposte che la nostra Associazione le manifestò,
allora e nei successivi incontri, è nostro desiderio che la
Giornata Internazionale della famiglia non passi inosservata.
Ci
affidiamo al Suo senso di responsabilità di Primo Cittadino e di
padre di famiglia affinchè sensibilizzi l'opinione pubblica e
impegni concretamente l'Amministrazione Comunale su alcune necessità
locali che a nostro avviso, in questo momento storico, non vanno
trascurate. Ne segnaliamo cinque:
- La Consulta Familiare
La
nostra Associazione, assieme ad altre Associazioni locali, ha profuso
un notevole impegno nella stesura dello Statuto della Consulta
familiare: a quattro mesi dall’ultimo incontro, non ne abbiamo più
notizie: le chiediamo se per caso la macchina burocratica non si sia
inceppata. Crediamo molto in questo strumento di dialogo democratico
e di interfaccia costruttiva tra l’Amministrazione e le Famiglie.
2.
L'abbandono dei minori e di anziani
Assistiamo
a continui tagli della spesa pubblica per il sociale che erodono le
possibilità di intervento adeguati, tempestivi, efficaci, sia per i
minori che per gli anziani.
Le
chiediamo un rinnovato impegno nella costruzione di un sistema dei
servizi di sostegno ai minori e degli anziani. Un sistema che,
guidato dal pubblico e realizzato in integrazione con il privato
sociale e il volontariato, ribadisca la centralità del diritto, di
bambini e ragazzi, a crescere in famiglia e, degli anziani, a
completare la propria esistenza in famiglia, e assicuri la presenza
di servizi sociali professionali di base e di Servizi di assistenza
domiciliare.
3.Solidarietà
per chi è in difficoltà.
Per
rispondere all’isolamento delle famiglie in difficoltà occorre una
forte attivazione della società civile. Ogni famiglia è “chiamata
ad accogliere” il
vicino, specie quando è in difficoltà.
La
sollecitiamo a promuovere nell’opinione pubblica una cultura della
vicinanza e della solidarietà comunitaria, che aiuti le famiglie a
camminare nei sentieri dell’aiuto reciproco, del supporto ai più
deboli, attraverso, iniziative, convegni pubblici, incentivi a chi
opera nel campo della solidarietà, (le collette alimentari, troppo
spesso, riempiono solo la pancia e chetano le coscienze...).
4.Promuovere
l'accoglienza.
La
invitiamo ad intensificare le occasioni di confronto multiculturale,
ascolto e comprensione, con le comunità di colf, badanti e immigrati
provenienti dalle più disparate parti del mondo, assicurando
percorsi di accoglienza e spazi adeguati alle loro esigenze.
Le
chiediamo di sensibilizzare l’Amministrazione Comunale e la
collettività ad una maggiore attenzione al problema.
5.
La dipendenza dal gioco.
Quando
la dipendenza dal gioco d'azzardo, (scommesse, gratta e vinci, dieci
e lotto...), diventa un problema, la famiglia non può che essere
coinvolta in una spirale di debiti, di incomprensioni, di delusioni,
di bugie.
Come
reagire? Come aiutare le famiglie ad affrontare questo problema?
Quali sono le esperienze significative e gli interventi più
opportuni?
Le
chiediamo di intervenire attraverso una concreta opera di
sensibilizzazione sul tema, (forum e incontri pubblici in primis...),
a sostegno delle numerosissime famiglie di Noto in difficoltà.
Le
segnaliamo che in occasione della Giornata Internazionale della
Famiglia, questa Associazione intende sensibilizzare l’opinione
pubblica attraverso un incontro pubblico sul tema del quinto punto
che le abbiamo sottoposto: i problemi derivanti dalla dipendenza dal
gioco.
A
breve La inviteremo ufficialmente, certi che la sua presenza e il suo
contributo di idee sia da stimolo per noi e per l’opinione
pubblica.
Rimaniamo
a Sua disposizione per un incontro.
L'Associazione
Famiglie “Maria di Nazareth”
martedì 16 aprile 2013
da sito: http://blog.vita.it/noslot/
05/04/2013
Nasce in questi giorni l’Osservatorio sui rischi di dipendenza da gioco, con il compito di valutare le misure più efficaci per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave. Non possiamo fare a meno di chiederci cosa ci sia ancora da osservare e valutare rispetto ad un fenomeno che in modo sempre più allarmante e dilagante sta mietendo vittime in ogni dove, ogni fascia d’età, ogni ceto sociale. L’obiettivo non può essere quello di contrastare una realtà che è già palesemente malata e distruttiva, l’obiettivo, l’unico possibile e accettabile, deve essere quello di eliminarla definitivamente. La ricerca non va fatta solo sulla cura e la riabilitazione di chi già ne è immerso fino al collo.
Perché non investire energie e risorse nella ricerca di cosa sta alle radici di questa piaga? Chi ricerca sui flussi di denaro, sui creatori di questa rete di distruzione, sui mandanti di questa ‘peste’ del nuovo millennio? Si calcola infatti che nel solo anno 2011 in tutto il territorio nazionale sono state fatte giocate per un totale di 79 miliardi, un fatturato pari alla terza industria nazionale. In pratica ogni giocatore sottrae circa 2.000 euro all’anno all’economia reale fatta di beni e servizi. Ogni giorno in Lombardia apre una nuova sala giochi. A Milano sono 461 gli esercizi specificamente dedicati alle slot machine. La quota complessiva di “giocato” rappresenta quasi il 10% della spesa com- plessiva delle famiglie italiane, rapportata ai bisogni primari e secondari.
Le variabili da tenere presente nella quantificazione dei danni sono innumerevoli, come saranno gestiti e raccolti tutti questi dati e a che scopo è un interrogativo fondamentale che non possiamo fare a meno di porci. I cosiddetti ‘giocatori patologici’ rappresentano una minima parte delle persone coinvolte, delle spese effettuate, del costo sociale. Dimenticare e non considerare il gioco online sarebbe un errore imperdonabile, ormai la maggior parte dei giochi si muovono sul web, piattaforma accessibile a tutti e difficilmente indagabile e inseribile all’interno di una raccolta dati precisa ed esaustiva. Ci sono ormai migliaia di slot machine on line di diversi tipi, gratta e vinci e skill game di ogni tipo. Per non parlare poi dei costi affettivi, di chi viene colpito anche indirettamente da questa maledizione, come quantificare il loro dolore? Che senso ha fare ricerca per contrastare una realtà dalla quale è già evidente e certificata la dannosità? Ed è così chiara l’eziologia…..Le risposte al suo contrasto sono così ovvie e scontate, quanto forse scomode e pericolose per chi su questo ha costruito un impero. Eliminare, bonificare, togliere definitivamente. Questa è l’unica soluzione. E smettere una volta per tutte di limitarci ad ‘osservare’.
Perché non investire energie e risorse nella ricerca di cosa sta alle radici di questa piaga? Chi ricerca sui flussi di denaro, sui creatori di questa rete di distruzione, sui mandanti di questa ‘peste’ del nuovo millennio? Si calcola infatti che nel solo anno 2011 in tutto il territorio nazionale sono state fatte giocate per un totale di 79 miliardi, un fatturato pari alla terza industria nazionale. In pratica ogni giocatore sottrae circa 2.000 euro all’anno all’economia reale fatta di beni e servizi. Ogni giorno in Lombardia apre una nuova sala giochi. A Milano sono 461 gli esercizi specificamente dedicati alle slot machine. La quota complessiva di “giocato” rappresenta quasi il 10% della spesa com- plessiva delle famiglie italiane, rapportata ai bisogni primari e secondari.
Le variabili da tenere presente nella quantificazione dei danni sono innumerevoli, come saranno gestiti e raccolti tutti questi dati e a che scopo è un interrogativo fondamentale che non possiamo fare a meno di porci. I cosiddetti ‘giocatori patologici’ rappresentano una minima parte delle persone coinvolte, delle spese effettuate, del costo sociale. Dimenticare e non considerare il gioco online sarebbe un errore imperdonabile, ormai la maggior parte dei giochi si muovono sul web, piattaforma accessibile a tutti e difficilmente indagabile e inseribile all’interno di una raccolta dati precisa ed esaustiva. Ci sono ormai migliaia di slot machine on line di diversi tipi, gratta e vinci e skill game di ogni tipo. Per non parlare poi dei costi affettivi, di chi viene colpito anche indirettamente da questa maledizione, come quantificare il loro dolore? Che senso ha fare ricerca per contrastare una realtà dalla quale è già evidente e certificata la dannosità? Ed è così chiara l’eziologia…..Le risposte al suo contrasto sono così ovvie e scontate, quanto forse scomode e pericolose per chi su questo ha costruito un impero. Eliminare, bonificare, togliere definitivamente. Questa è l’unica soluzione. E smettere una volta per tutte di limitarci ad ‘osservare’.
giovedì 11 aprile 2013
Da "La Sicilia" e "Gazzetta del Sud" del 10/4/2013
scuola melodia
Genitori e figli
a lezione di web
- Mercoledì 10 Aprile 2013
- Siracusa,
- pagina 30
Si è concluso il corso «Alfabetizzare educando all'informatica» dell'associazione famiglie «Maria di Nazareth». Il corso è stato realizzato al 2° Istituto Melodia ed è stato articolato in due fasi: 30 ore di informatica tenute dall'insegnante Salemi, e 15 ore tenute da Paolo Caruso sulle potenzialità e le insidie della rete digitale. L'argomento ha permesso ai corsisti di confrontarsi con una realtà che vede quotidianamente il confronto tra genitori e figli. Il corso ha previsto il servizio baby-sitter per consentire alle famiglie di partecipare con serenità; al termine 23 corsisti su 27 iscritti hanno conseguito l'attestato frequentando con assiduità e mostrando un notevole interesse all'argomento. Il presidente dell'associazione, Ins. Corrada Ricciardi ha rinnovato l'impegno a proporre ulteriori eventi formativi sulla tematica.
O. G.
O. G.
foto di gruppo dei partecipanti
martedì 9 aprile 2013
Elezione | 13 marzo 2013 |
---|---|
Insediamento | 19 marzo 2013 |
Motto | Miserando atque eligendo[1] |
Predecessore | Papa Benedetto XVI |
Nome | Jorge Mario Bergoglio |
Nascita | Buenos Aires, 17 dicembre1936 |
Firma |
lunedì 25 febbraio 2013
lunedì 18 febbraio 2013
lunedì 11 febbraio 2013
XXI Giornata del Malato
L’11 febbraio 2013 alle 18,00 è
stata celebrata, presso la Cappella dell’Ospedale Trigona di Noto, una S. Messa
in occasione della XXI Giornata Mondiale del Malato.
Ha presieduto la celebrazione il
Vicario Generale della Diocesi di Noto, Mons. Angelo Giurdanella coadiuvato dal
cappellano ospedaliero Padre Eugenio Boscarino. L’animazione liturgica è stata
affidata alla Corale “P.Altieri” diretta dal M° Luca Galizia. Presenti, assieme
al direttore sanitario, molti volontari dell’AVO e diverse suore che operano
quotidianamente presso la struttura ospedaliera netina.
La “XXI giornata del malato”, ha
coinvolto i malati, gli operatori sanitari, i fedeli cristiani e le persone di
buona volontà, accomunando le diverse realtà in un momento forte di preghiera,
di condivisione e di offerta della sofferenza. Mons. Giurdanella, nella sua
omelia, ha posto in risalto la figura di
Maria, come modello di ogni credente: con discrezione e nel silenzio, con
sollecitudine e coraggio, ci insegna a rimanere accanto al fratello e alla
sorella sofferenti in modo efficace,
anche nelle situazioni più difficili. Il Vicario Generale ha messo in evidenza, inoltre, la necessità della centralità della persona e della relazione con il
paziente.
La celebrazione annuale della
"Giornata Mondiale del Malato" si propone da tempo diversi obiettivi,
tra i quali:
- sensibilizzare le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile, sulla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi;
- aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul piano umano, la sofferenza;
- coinvolgere le comunità cristiane e le Famiglie religiose nella pastorale sanitaria;
- favorire l'impegno sempre più prezioso del volontariato;
Al termine della celebrazione
mons. Giurdanella ha visitato in processione diversi reparti.
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